CASTEL D’ASSO
La città e la necropoli etrusca di Castel d’Asso si estendono a circa 8 km ad ovest di Viterbo sul proseguimento della strada che conduce alle Terme dei Papi. L’area archeologica , che comprende sia i resti di un castello medievale edificato sulle rovine dell’antica città etrusco romana di Axia, che la necropoli monumentale di tipo rupestre, è ricca di testimonianze che vanno dal periodo etrusco al medioevo. In un ambiente estremamente suggestivo, si ha una grande concentrazione di esempi di tombe rupestri del tipo a semi dado con finte porte e vano di sotto facciata, che vanno dal IV al II sec. a.C., prime tra tutte la Tomba Orioli (II sec.a.C.) con la camera lunga ben 17 metri e 67 sepolture del tipo a fossa e la Tomba Grande (III sec.a.C.), la più ampia in assoluto tra le tombe a dado delle necropoli rupestri esistenti in Etruria.
CASTEL D’ASSO
L’ antica città di Castel d’Asso, fAxIa citata da Cicerone in una delle sue orazioni (Cic,, Pro Caec/no, VII, 20), sorgeva sullo sperone tufaceo delimitato a nord dalla valle di erosione del Fosso Freddano e a sud da quella del Riosecco, La più antica frequentazione etrusco risale alla metà del VI sec, a,C. ma il periodo di maggiore prosperità del centro è da collocarsi tra il IV e il II sec. a.C., epoca a cui risalgono la maggior parte delle sepolture, La vitalità di quesf area nella fase ellenistica è da attribuire alla rivalutazione economica dell’Etruria meridionale interna, che fece seguito alla grave crisi del le città della costa, Le ricche e potenti aristocrazie di Tarquinia trovarono nello sfruttamento agrario di questa regione la possibilità di mantenere intatto il loro prestigio e status sociale,
Cicerone riferisce che nella tarda età repubblicana le importanti famiglie tarquiniesi dei Caesennii e dei Fulcinii avevano nella zona estese proprietà terriere, e che vi era sorta una intensa attività produttiva legata soprattutto alla coltivazione dell’olivo,
Nell’anno 87 a,C, Ma fu ascritta al municipio di Tarquinia e successivamente, nel corso della seconda metà del I sec, a.C., entrò a far parte del distretto di Sorrina, da collocarsi nei pressi dell’attua le Viterbo.
La fase discendente del sito ha inizio con la prima età imperiale (I sec, D.C.), fino all’abbandono definitivo avvenuto nella tarda antichità, La prima notizia di una rioccupazione dell’ arce risale al 1187, quando i Viterbesi conquistarono il castello che vi era stato edificato a controllo della Via Dogana, che collegava allora Viterbo con la costa, Da questa costruzione strategica derivò l’attuale toponimo.
La Necropoli
Della necropoli di Castel d’Asso si ha notizia già a partire dalla prima metà del XIX secolo, Gli studi ottocenteschi dell’Orioli e quelli del Rosi negli anni ’20 del secolo scorso portarono alla conoscenza di questo importante complesso funerario, ma fu soprattutto negli anni Sessanta, grazie all’attività del Centro di Studi per l’Archeologia Etrusco-Italica del C.N.R., che vennero effettuati scavi e ricerche fondamentali per la sua piena comprensione.
II sepolcreto si sviluppa scenograficamente lungo il versante settentrionale della valle del Freddano,
fronteggiando l’estremità occidentale dell’antica acropoli.
Le tombe fornite di facciata monumentale sono in tutto sessanta nove e si concentrano in un’area
piuttosto limitata, distribuite su vari livelli.
Il tipo più diffuso è quello della tomba a semidado con vano di sottofacciata, che solo in un caso si
presenta colonnato.
L’accesso alla necropoli avviene attualmente lungo una valletto percorsa da una strada
sterrata che scende fino al piano e che ricalca un antico tracciato etrusco.
Tra le prime tombe che si incontrano sulla destra si distingue la Tomba Orioli ( lettera A), che prende il
nome dal suo primo illustratore. Si tratta di un semidado con vano di sottofacciata: al
semidado, decorato con una finta porta a rilievo, si aggiunge nella parte inferiore della fronte un
vano di sottofacciata, coperto da un tetto a piano inclinato e con falsa porta sul fondo, In questo caso, come in altri documentati nella stessa necropoli, nello specchio della falsa porta sono incisi dei segni numerali (corrispondenti al numero 41 ), che fanno riferimento alle dimensioni dell’area di rispetto intorno alla sepoltura.
La Tomba Orioli presenta all’interno una suggestiva camera con numerosi loculi disposti a spina-pesce,
L’ambiente è lungo 1 7 m e nelle ampie banchine laterali sono state ricavate 31 fosse trasversali su ogni lato, alcune delle quali più piccole per i bambini, II complesso si data tra la metà del III e la metà del II sec, a,C,
Poco oltre si incontra un gruppo di tre tombe (lettera B) con vano di sottofacciata, risalenti al III sec a,C, Questi monumenti funerari in origine esibivano inciso nel tufo il nome del proprietario, oggi quasi completamente scomparso. La cornice del primo semidado conteneva l’iscrizione “eca suthi nesl” (questa è la tomba,.), che proseguiva con il nome della famiglia com mittente, quella dei Tetnie, già attestata a Vulci, e ricostruibile grazie a resti di lettere conservatisi su alcuni massi rotolati a valle, Anche la tomba successiva presentava una formula analoga, ma non è possibile ricostruire il nome della famiglia proprietaria, II terzo monumento funebre invece apparteneva a Vel Urinates, come ci informa la solita iscrizione nella cornice, mentre a sinistra della finta porta sono incisi dei segni numerali, indicanti l’area di rispetto. Le camere di questo settore si presentano spesso interrate e perciò non accessibili ai visitatori.
La parte della necropoli che sì svolge verso oriente inizia in pratica con alcuni semidadi di fronte alla Tomba Orioli. Tra essi si distingue una tomba a vestibolo con una rozza finta porta (lettera C), a fianco della quale è un finto dado, la Tomba di Arnth Ceises (lettera D), riconoscibile per l’iscrizione sulla facciata con il nome del titolare, La tomba è tra le più note e risale al IV sec, a,C, La camera originaria doveva essere piuttosto piccola con banchine conformate a letto, successivamente fu realizzato un corridoio laterale e furono inserite varie fosse trasversali, A breve distanza, un bel semidado (lettera E) recante anch’esso un’iscrizione conclude una serie di facciate piuttosto ben conservate, Seguendo il sentiero che taglia il dromos delle camere sottostanti, si trovano alcuni semidadi affiancati prowisti di vano di sottofacciata (lettera F), alcuni dei quali avevano il tetto scolpito con travetti paralleli.
La tomba più interessante di questo settore è anche l’ultima di cui è possibile vedere la facciata,
poiché i due complessi successivi hanno il prospetto crollato,
TOMBA GRANDE
Si tratta della cosiddetta Tomba Grande (lettera G), della prima metà del III sec a.C., il semidado più completo e imponente di Caste! d’Asso. Il suo vano di sottofacciata, che eccezionalmente presenta tre ingressi, era coperto da un tetto intagliato in modo da riprodurre delle tegole piane e dei coppi, e presentava lateralmente due banchine ad L, destinate ad essere usate come letti tricliniari durante il banchetto funebre. Il corpo soprastante, con finta porta in facciata, è affiancato da due scalinate che conducevano alla piattaforma superiore destinata al culto dei morti.
Il o/romos, impressionante per le sue dimensioni (lungo 20 m e profondo fino a 6 m) immette in una camera, più volte ampliata, che conteneva almeno una quarantina di sepolture entro sarcofagi, alcuni dei quali suggestivamente conservati in loco, corredati di coperchi originari.